di Costanza Bondi e Terenzio Del Grosso
L’archetipo è l’immagine primordiale agente nell’interiorità della sfera psichica, per cui le sue raffigurazioni, che siano artistiche o sociali o comportamentali, ne trasmutano l’espressione simbolica dal piano spirituale invisibile a quello fisico manifesto. Consistendo infatti della “forma”, il simbolismo agisce nell’inconscio ma viene, poi, coscientemente percepito tramite l’immagine. Quindi avremo l’archetipo in sé per sé invisibile e trascendente la coscienza – la junghiana “presenza eterna” – che però si manifesta per simboli, come modus operandi per poter con l’uomo dialogare e mantenere quel nesso inscindibile tra i mondi inferiore e superiore. In tal senso, le immagini simboliche portano la psiche a elaborare il contenuto latente del messaggio inconscio, svolgendo di conseguenza il proprio ruolo di creatrici della coscienza. Al pari di tutte le immagini primordiali, anche l’archetipo della Grande Madre ha per fondamento le forze evocative generativo-creative associate all’immortalità. Poiché il fluire della vita in natura non si può interrompere e poiché ogni essere vivente è soggetto alla cosiddetta freccia del tempo che si concretizza nell’assodato percorso di passato-presente-futuro, ecco che lo svastica associato al Femminile nella sua espressione di eterno ritorno trova il favore delle forze cosmiche, in virtù della condizione umana vista non come assoluta ma in eterno divenire: movimento ad andamento rotatorio che, nell’unione da un unico punto centrale, esprime nel simbolo stesso il proprio dinamismo. Tale è il medesimo dinamismo che rievoca il concetto di ciclicità imperitura in associazione alla Dea Madre. Dall’idea di questo movimento rotatorio, che è proprio della Terra che gira intorno a un asse mobile, scaturisce che esso può perpetuarsi solo attraverso il movimento stesso, la cui eternità è data per antonomasia dal tempo ciclico delle 4 stagioni. Ecco, allora, come uomo e cosmo seguono l’identico percorso, all’interno del quale la Dea Madre diventa radice metafisica della stessa esistenza umana. Così, la vita universale, formata dal binomio inscindibile di vita dell’uomo e vita del cosmo, nel significato di SU ASTI KA = ciò che è bene = l’armonia (cosmica e terrestre), sarà rappresentata nei due versi di rotazione solare o polare, con i bracci rivolti verso destra o verso sinistra. L’uomo collettivo, infatti, solo se fertile e creativo riesce a perpetuare la propria esistenza in identità con il sistema cosmico che lo comprende. E da sempre ha cercato di dare una personalità iconografica a questo concetto con lo svastica orario = legge divina di movimento dell’universo e con lo svastica antiorario = moto di rivoluzione della Terra, quest’ultimo concepito anche in chiave introspettiva, quindi come inversione di percorso per il ritorno alla fonte primordiale. Non sempre l’iconografia relativa ha mantenuto distinte le rappresentazioni dei due sensi di rotazione dello svastica, tanto che ancora nel VI secolo compare in entrambe le sue forme su una pietra sacerdotale celtica irlandese. Svastica, quindi, come incontro di solstizi ed equinozi = i 4 bracci che, se inclinati, vogliono raffigurare l’andamento circolare del movimento cosmico, che così va a comporre appunto un cerchio. Cerchio, dal canto suo, non con-cluso né chiuso, il cui senso di “apertura” è appunto dato dai 4 bracci i cui segmenti non andranno mai a toccarsi, rappresentando in tal modo le 4 porte tramite le quali l’umanità può interagire con il sistema. Nello svastica viene perciò condensata la raffigurazione della forza del dinamismo primordiale, l’essenza del moto evolutivo macrocosmico, di cui i bracci rotanti sono l’espressione dell’evoluzione creatrice, propria di ogni Dea Madre. In esso sono amalgamate tutte le direzioni dello spazio, nella continua metamorfosi cosmica. Simbolo-ponte tra l’immanente-uomo e il trascendente- Creato, lo svastica appunto collega il mondo sensibile con l’armonia organizzativa divina, di cui l’uomo ha esatta consapevolezza di esserne parte. Svastica quindi come inno alla fertilità (concreta e, soprattutto, in potenza) nel ciclo di riproduzione-eternità che rispecchia in pieno quello delle stagioni, basato sull’osservazione della stella polare. È il simbolo della rinascita in continuum restituita graficamente dal cerchio-divinità suddiviso nelle 4 parti-materialità che corrispondono sia, come già visto, al corso solare sia al mese lunare.
Sintesi che lo svastica esprime ed esalta restituendoci graficamente il ciclo riproduttivo di natura a cui è preposta la donna in quanto femmina e, di conseguenza, l’eterno divenire.
Per l’hermetismo, alla base del Tutto vi è infatti la “Legge del Ritmo” per cui in realtà nulla è, ma tutto cambia, tutto diviene. Se quindi niente è in quiete, ne consegue che niente rimane immutato nel corso dei flussi e riflussi di azione-reazione: ciò significa che al percorso femmineo di nascita-morte seguirà sempre rigenerazione. Kybalion, “Principio della Vibrazione”: Tutto si muove. Tutto vibra. Niente è in quiete. L’incessante modificarsi nel divenire della materia, intesa come unità energetica di ioni + elettroni = atomi, che vibra in un movimento costante e circolare è il dettame hermetico da cui, nell’Ottocento, il filosofo Herbert Spencer mutuerà il concetto secondo il quale esiste quell’energia eterna e infinita da cui derivano tutte le cose. Tale “Teoria dell’evoluzione e del ritmo” ha coincidenza nel processo creativo-evolutivo del III Principio hermetico: la rotazione crea energia = la forza creante è nella creazione stessa. Nascita-morte-rinascita è pertanto il processo che avviene in ogni cosa che abbia forma, presente in uno qualsiasi dei mondi materiali: minerale, vegetale, animale, umano e cosmico. Ecco spiegato il motivo della ridondanza di svastica nei luoghi dedicati al Femminile sin dai tempi ancestrali e che ancora oggi, seppur inconsciamente, continua a ripetersi per lo più nello svastica a configurazione di “greca a nodo infinito”. È l’insieme totalizzante per la creazione in divenire, all’interno del quale la concordia tra vita umana e vita universale viene espressa nella molteplicità dell’Uno, possibile solo tramite la forza generativa del Femminile.
In tale prospettiva la donna è creatrice assoluta poiché generatrice essenzialmente in potenza e non necessariamente in concreto. Qui, infatti, si esprime il concetto universale e totalizzante del Femminile, ovvero la continuità della vita in eternità, che è tutt’altro rispetto alla semplice riproduzione, sebbene entrambi afferiscano alla funzione di Natura.
Estratto da Una volta Dio era Femmina, il Femminino Sacro dalla gilania al patriarcato, Costanza Bondi e Terenzio Del Grosso, Bertoni 2021 e da Svastica, simbolo sacro universale, Costanza Bondi e Marco Morucci, X-Publishing, 2018
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IMMAGINI
1. Greca del rivestimento marmoreo della Santa Casa di Nazareth, inglobata nella Basilica di Loreto (credit www.esploratoredigitale.com).
2. Greca del rivestimento ligneo, portale interno Chiesa del Gesù, Perugia.
3. CASTISSIMUM VIRGINIS TEMPLUM CASTE MEMENTO INGREDI (Ricordati di entrare castamente nel castissimo tempio della Vergine), iscrizione lapidea Duomo di Siena.
4. Composizione grafica di Svastica - Dea Madre: cultura Colcé, Panama V sec.; Dama di Troia del Neolitico; riproduzione iconografica di stele fenicia scozzese.
5. Decoro di tovaglia ucraina, tessitura contemporanea.
6. Greca marmorea cattedrale (oggi moschea) di Hagia Sophia, Istanbul V sec.
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